Lo Chef e il Commissario

   
Erano parecchi anni che non andavo  al borgo marinaro  di Puntasecca, non ero mai andata in piena estate, quindi l'immediata impressione  è stata di sorpresa nel trovarlo così cambiato.  Il primo impatto visivo è stato osservare da vicino la celebre casa di Montalbano, il personaggio letterario protagonista dei romanzi polizieschi dello scrittore Andrea Camilleri, ormai trasformata in b&b. Mi è venuto spontaneo riflettere su come possa cambiare l'identità di un luogo quando quest'ultimo entra in un circuito di comunicazione potente come la televisione.   Sono stata letteralmente investita  e piacevolmente travolta dall'aria vacanziera che si respira in questa parte di Sicilia, tanta la gente che sorseggia cocktail sulla veranda attigua alla Torre Scalambri, un tempo bastione di difesa, ora trasformato in luogo di incontro per viaggiatori  in cerca di pace   e di tramonti mozzafiato.  Faccio una  passeggiata lungo la via che costeggia la spiaggia e, nello stesso tempo,  rivolgo il mio  sguardo ai  vari ristoranti che si affacciano sul lungomare. 
Oltre al locale "Da Enzo a mare" con la classica veranda sulla spiaggia, reso famoso dal Commissario più amato del momento, la mia attenzione è stata attirata da tre posti, Scjabica, Cucina costiera e Scjampagne. Il primo  propone una cucina gourmet con fornelli a vista, ambiente accogliente e familiare,  il secondo, piatti della tradizione e d'asporto, il terzo aperitivi, drink d'autore e champagne delle migliori marche, tutti e tre a firma del giovane Chef Joseph Micieli.
Design dalle linee rigorose, pulite, un format contemporaneo che guarda all'essenziale, dritto al contenuto,  libero da  inutili  e superflui orpelli.


Considerato che volevo respirare il più possibile l'atmosfera del paese e continuare a esplorarne gli angoli più nascosti, ho  optato per la soluzione, più easy, dell'aperitivo. Avevo già letto qualche recensione del locale ed ero rimasta  sorpresa per l'unanime approvazione nei confronti della proposta dello chef. 
Una bella pedana in legno chiaro, comodi divani  e ampi ombrelloni in tinta,  creano  l'atmosfera  e l'ambiente ideale per scambiare quattro chiacchiere in tutto relax, dietro di me, lungo la via Giuseppe Verdi, un via vai continuo di turisti.



Lo chef è un bel ragazzo alto, muscoli scolpiti, volto abbronzato,  sguardo profondo e penetrante, esprime solidità e certezza che, nel tempo della società liquida, non guastano affatto.
I suoi suggerimenti culinari sono invitanti e ben articolati. Le chiama tapas, e si traducono, in realtà, in  crostoni di pane di grano antico del tipo senatore cappelli,  fatto rigorosamente a mano, conditi con ingredienti vari. Ce n'è per tutti i gusti,  da quello con burrata, datterino confit e sarda affumicata,  a quello con pesto di basilico e mandorle, gambero crudo e fichi, per continuare con tonno rosso, foglie e frutti  di  cappero su maionese di soia e germogli di piselli e, per chi abbia ancora voglia di farsi trasportare da questo mondo di sapori e profumi mediterranei, c'è il classico "sfincione",  buonissima pizza alta e soffice, tipica del palermitano.





 Per accompagnare queste delizie ho scelto  un buon Franciacorta che mi è stato servito in calici a tulipano che riportano, tra l'altro,  la firma dello Chef e il suo logo, un fiore i cui petali sono rappresentati da  ami a raggiera e, al centro, una esse appena accennata. Il cuoco pescatore, come lui stesso ama definirsi, mostra carattere, fantasia, talento e tutto questo  all'ombra del faro che, sul lato della piazza, svetta bianco e fiero verso il cielo azzurro, come dice la scrittrice svedese Camilla Läckberg.



Commenti