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TAU_ tastyhouse

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Progetto grafico di Noah Cavarra TAU è l’acronimo di Tamara, Azzurra e Ursula, tre amiche che hanno messo insieme le loro fantastiche abilità e il desiderio di scrivere una nuova pagina nel quadro dell’artigianalità mediterranea.  Il tema del viaggio è centrale nella progettualità di queste donne dall'impronta siculo-tedesca  che, provenienti da formazione e culture diverse, hanno voluto ridisegnare  il profilo dei loro interessi nutrendolo di insoliti e innovativi spunti creativi,  guardando alle origini e alla radice dell’ ingegnosa operosità dell’ Homo faber . TAU è aggiustare i giorni scommettendo su un’idea di domani e di imprenditorialità  smarrita tra le pieghe di una tecnologia sempre più dilagante e prorompente.                                                                  collezione The colors of Africa Nella prospettiva di una sfida nei confronti di un orizzonte fragile e precario, di un immobilismo straripante, di connessioni adagiate sulla stagnazione di mentalità

Semplice illusione

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Sono convinta che ogni essere umano, nell’istante in cui nasce, riceva dei doni, sotto forma di doti e talenti che ognuno di noi sviluppa come crede. E Gaetano, fra tutti, ha ricevuto tre di questi splendidi doni, uno sguardo metafisico che lo porta a cogliere la realtà nella sua essenza, una sensibilità fuori dal comune per vedere le cose sotto una prospettiva diversa, e, per ultimo,  una scatola di pastelli per colorare il mondo.  Si, perché il mondo di Gaetano è colore, in assoluto. Nel suo slancio creativo e continua ricerca che non conosce sosta ed esitazioni, utilizza acquerelli, matite, vernici, oli, acrilici, e poi ancora materiali naturali e pregiate tele su cui scrive le sue emozioni, incide la sua anima, tesse il racconto della propria storia.  Nelle opere di Gaetano Condorelli quello che colpisce è la moltitudine di soggetti che animano il suo diario intimo. Dai paesaggi iblei ai tramonti mediterranei, dalle scene di ordinaria quotidianità al suo gesto di devozione nei con

La vigna rossa

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Ottobre è il mese della vendemmia sull’Etna. Una vendemmia che quest’anno viene anticipata   dalla luce ammaliatrice della Superluna, detta anche “ Luna del raccolto ”, coincidente con la posizione del nostro satellite in perigeo. I nativi americani, in particolare la numerosa comunità degli Algonchini, attribuivano a questo evento un significato speciale. Si pensava infatti che, con il favore del chiaro di luna, le attività nei campi si sarebbero prolungate anche nelle ore notturne, consentendo immediati e ragguardevoli profitti.   Con la vendemmia il ciclo produttivo viene portato a conclusione in un succedersi di suoni, profumi, sussurri, attese e speranze. Di questa atmosfera a volte pacata, a volte concitata, si è appropriata l’arte, traducendola in opere dall’innegabile potere evocativo. Sembra consolidato che tra le varie espressioni artistiche e il settore enologico si sia instaurata una certa corrispondenza.  Entrambe le esperienze, infatti, tendono a oltrepassare l’apparente

Tra le colline di gesso e le zolfare

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“ Nacqui dunque nel cuore della Sicilia, in un paese solatio, affondato, nella bella stagione, tra il verde delle vigne e dei mandorli. Attorno a codesto verde, immaginate una cerchia di montagne brulle nella lontananza remota e, più vicino, la zolfara arsa e fumosa, i mucchi azzurrognoli di ginìsi, la sconfinata distesa dei latifondi malinconici e deserti, che velano ogni cosa di una tristezza arcana e tragica ” (Alessio Di Giovanni)   Caltanissetta è patria pallida e abbondante di zolfo. Il minerale in questione costituiva una risorsa importante per l’economia di tutta la regione. Si ha notizia della sua raccolta già a partire dal periodo greco, durante il quale veniva usato nel settore medico. Anche i Romani ne fecero fonte di ricchezza e lo utilizzarono, prevalentemente, a fini bellici. Lentamente l’estrazione del c.d. “ oro del diavolo ” subì un processo di declino dovuto alla cronica mancanza di strade e porti commerciali e all’introduzione di leggi che rallentarono, fino a fare

Omaggio a Lapideo

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Mandala dell'amicizia Quest’anno il mio contributo al 10° compleanno di Lapideo è affidato al potere della parola, una parola che si riveste di molteplici significati, primo fra tutti il sentimento di gratitudine e benevolenza nei confronti di Loredana, Roi e Manuela che questo posto hanno curato e custodito, per restituirlo a noi, comunità di Stallaini, interconnessa e dialogante, all’interno della quale non si teme critica, censura e verbo giudicante. Una comunità che ogni anno si da appuntamento per celebrare l’arte in tutte le sue sfumature e intime declinazioni. Io vivo questo luogo come uno spazio di libertà, una parentesi dove poter esprimere me stessa, essere me stessa, far fiorire me stessa.  Feudo Stallaini è il luogo della cura per eccellenza, senza la cura queste opere d’arte non sarebbero fruibili, si sarebbero smarrite, Lapideo non si sarebbe ripetuto negli anni. Ed è proprio della cura che desidero parlarvi. Ci sono tanti modi per dire cura e Luigina  Mortari, nel su